Sono una cittadina bolognese, dal 2001 residente in via Mengoli.
Utilizzo quotidianamente la bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro e per gli spostamenti urbani, o in alternativa prediligo muovermi a piedi: mi piace molto camminare per le vie e guardarmi attorno, scorgere ogni volta particolari nuovi. Condivido questo stile di mobilità con mio marito e con i nostri 3 figli, ormai grandi, che abbiamo educato sin da bambini, e ne siamo fieri, ad un uso responsabile e selettivo dei mezzi di trasporto. In 5 possediamo una sola automobile, che usiamo il meno possibile, solo se indispensabile: ci riteniamo, lo dico anche con una punta di orgoglio, cittadini e automobilisti responsabili.
Ora, per tutta risposta, ci vediamo ingiustamente puniti da un nuovo e per niente vantaggioso assetto della corsia ciclabile della nostra via che, ci tengo a sottolinearlo, non è una “nuova ciclovia”, perché qui la ciclabile esisteva già da tempo, con la differenza che prima era molto più funzionale e sicura.
Via Mengoli è dotata di marciapiedi molto larghi, poco transitati dai pedoni (essendo una via prevalentemente residenziale con pochissimi esercizi commerciali), e la convivenza tra ciclisti e pedoni non è mai stata fonte di problemi. Al contrario le corsie ciclabili recentemente tracciate sulla carreggiata sono oggettivamente pericolose: sono costantemente invase da mezzi ingombranti che non hanno sufficiente spazio sulla carreggiata e per i quali una bicicletta è un mezzo troppo poco visibile, sono bruscamente attraversate dalle auto che svoltano a destra spesso senza preoccuparsi di dare la precedenza ai ciclisti (non più di tre giorni fa la nostra figlia minore ha rischiato seriamente di essere investita!), sono attraversate dalle auto nelle manovre di ingresso e uscita dai parcheggi durante le quali, specie se in retromarcia, è difficile vedere un ciclista (figuriamoci se bambino!). Insomma, le nuove corsie ciclabili sulla carreggiata espongono noi ciclisti a rischi esponenzialmente più alti e ci costringono ad un andamento lento e continuamente interrotto nel tentativo disperato di portare a casa la pelle! Perché se le corsie dipinte di rosso sulla carreggiata aiutano ad attribuire una chiara responsabilità in caso di sinistro, questa consolazione è troppo magra per chi ne è vittima!
In aggiunta a tutto ciò il nuovo assetto ha sacrificato la grande maggioranza dei parcheggi per le auto, che già anche prima erano insufficienti. In una via densamente popolata ed edificata perlopiù negli anni ’50 i palazzi non hanno garages, e non è per capriccio o scarsa sensibilità all’ambiente che la gente parcheggia l’auto in strada, ma per mancanza di alternative. Non tutti possono permettersi una villa con autorimessa e giardino!
Non è pensabile parcheggiare la propria auto a un km di distanza e percorrerlo con quattro sporte della spesa o sorreggendo un anziano che ha difficoltà a camminare o con un bambino in braccio; ammesso poi che si riesca a trovare un parcheggio seppure a distanza! In questo modo si costringe gli automobilisti ad interminabili ed estenuanti ricerche del parcheggio con un inutile aumento del traffico, dell’inquinamento e del rischio per i ciclisti!
Vorrei semplicemente far notare quanto questa manovra sia punitiva e mortificante per persone come noi, che pure ritenevo avere un comportamento attento alla salute della nostra città. Quanto tutto questo sia deprimente per i nostri giovani e bambini che saranno sempre più scoraggiati all’uso della bicicletta e indotti a trasferirsi altrove abbandonando la città alla sua inesorabile senescenza.
Sono certa che non sia questa la strada per ridurre il traffico di auto in città, cosa che anche io desidero e mi auguro!
Amo questa città e me ne sento figlia, anche se non ci sono nata. La amo e la rispetto.
Per questo chiedo che altrettanto rispetto mi sia ricambiato dall’amministrazione. Chiedo che sia ascoltata la voce di noi ciclisti che le strade le percorriamo ogni giorno, di noi abitanti che queste case le abitiamo. Che si facciano scelte di buon senso e non solo “di moda”.
Chiedo che si salvaguardi l’incolumità dei più fragili e non si penalizzi chi ha minori possibilità economiche.
Laura F.
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