Bolognesi al di sopra di ogni dispetto

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Si era promosso come il sindaco che veniva dal basso. Aveva assicurato che avrebbe ascoltato tutti, e che di tutti sarebbe stato il primo cittadino.

Il risultato è sotto gli occhi di questi stessi “tutti”, che supportino Matteo Lepore o meno: non si può infatti negare che un po’ ovunque siano sorti comitati che si oppongono alle decisioni della giunta in materia di vita cittadina. A memoria enumeriamo Bologna Vuole Vivere, Comitato Besta, Comitato No Allargamento dell’Asse, Comitato Non Vogliamo il Tram, Comitato per il referendum contro Città 30, Comitato NO TRAM Bologna ed il Comitato Viale Oriani, ma siamo certi di dimenticare qualcuno (che nel caso può provvedere a segnalarsi). 

Una sollevazione popolare trasversale che ha onestamente pochi eguali nella storia della città, e forse anche in quella del Paese. E che tuttavia rappresenta la reazione più naturale quando si gratta la superficie degli slogan ecumenici di bassa lega e si scopre, senza alcuna sorpresa, che ad “Ascolterò tutti” bisognava aggiungere “quelli che sono d’accordo con me”.

Ed oltre al danno, la beffa. Quando tali realtà hanno legittimamente chiesto un incontro al sindaco avanzando suggerimenti che mediassero tra le intenzioni della giunta e quelle del territorio in questione, le controproposte sono state dei contentini, accompagnati però da provvedimenti che ponevano ulteriori ostacoli, quasi che si trattasse di dispetti per aver osato eccepire all’utopia che l’illuminata giunta sta generosamente regalando a noi plebei.

Un disprezzo così diffuso per la volontà popolare è oggettivamente impossibile da riscontrare nel recente passato di Bologna, che per giunta storicamente ha dimostrato di mal sopportare i grandi cambiamenti, soprattutto se essi giungono improvvisi. E questo vale sia per quelli che poi si sono rivelati fallimenti (qualcuno ha detto Civis?) che per quelli che invece hanno avuto dei risvolti positivi.

Basti pensare, in quest’ultimo caso, ai T-Days: erano stati accolti con legittime lamentele a causa dei numerosi disservizi, ma poi, una volta risolti questi ultimi tramite un’organizzazione più o meno sensata, hanno incontrato il favore dei bolognesi. E qui la domanda sorge spontanea: come mai, visto questo esempio virtuoso (ma ce ne sarebbero diversi altri), oggi sembra così impossibile venire incontro ai cittadini?

È plausibile riscontrare una delle ragioni nella vocazione massimalista di Coalizione Civica, sicuramente condizionante per la maggioranza dem. E questo a prescindere dal fatto che gli alleati del primo partito bolognese sembrano non avere neanche le idee molto chiare, visto che, in merito a Bologna 30, da una parte parlano genericamente di “limiti nati da una mobilitazione dal basso” e dall’altra vedono qualche loro tesserato passare il tempo sui social ad insultare aspramente chi, effettivamente dal basso, questi limiti li critica. In un cul de sac così fastidioso ed infido, però, il PD ci si è messo da solo, ed il fatto che stia scontentando anche chi lo ha sempre votato dovrebbe quantomeno far scattare in casa dem qualche sirena d’allarme. Anche perché è verosimile che i cittadini bolognesi si stiano già guardando intorno alla ricerca di qualcuno che ascolti le loro istanze, a prescindere dal colore politico.

Luigi

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