Cosa dice (e cosa non dice) fin qui il caso del parco don Bosco… 

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Come raccontato da tutti i giornali, i telegiornali e i social locali, ieri (8 aprile 2024) si è svolto l’atteso incontro tra il sindaco Matteo Lepore e il Comitato Besta che da mesi lotta per la salvaguardia del parco don Bosco.

A seguito delle notizie divulgate e delle dichiarazioni dei protagonisti, in particolare di quella del sindaco (che ha avuto ovviamente il maggior spazio mediatico), sembra che di concreto l’incontro non abbia portato a niente.
Però a margine ci sono delle indicazioni importanti che vanno considerate e analizzate con la giusta attenzione.

Innanzi tutto il fatto che il sindaco non abbia convocato solo il Comitato Besta (come forse ci si aspettava) ma anche un neonato (o finora silente) comitato di cittadini a favore del progetto del nuovo edificio scolastico e che nelle sue dichiarazioni il riferimento a quest’ultimo abbia avuto uno spazio quasi maggiore, evidenzia una precisa strategia di polarizzazione (“buoni contro cattivi”) come ormai siamo tristemente abituati a vedere in tanti contesti.
In secondo luogo il fatto che la decisione di sospendere il cantiere e gli sgomberi avvenga con la motivazione che si è deciso di “aprire un dialogo”, porta a una domanda, forse ingenua, ma inevitabile: cosa ha impedito in tutti questi mesi di proteste e presidi di trovare un tavolo di confronto? Cosa ha trattenuto, prima di ieri, il sindaco e la giunta (o anche il Quartiere) dal prendere in considerazione questa possibilità? Perché si è sempre pensato (prima di ieri) che l’unica possibilità fosse quella di usare la forza o di relegare la vicenda a margine di altre questioni con risposte sprezzanti e tranchant (“gli unici occupanti in città sono quelli del Parco don Bosco, appoggiati dalle destre”)?

Ecco queste cose a margine dell’incontro di ieri, lasciano davvero l’amaro in bocca e prendono il posto di qualsiasi speranza o illusione su possibili soluzioni davvero virtuose e per il bene della città e di tutti.

Se è vero, come viene dichiarato da entrambi, che le posizioni tra le parti restano distanti, quale possibile soluzione può essere legittimo attendersi a seguito di questa “tregua”?

Il problema vero è che la vicenda del Parco don Bosco ha assunto una dimensione ben più ampia del semplice contesto di quartiere in cui la si sta cercando di relegare,  perché mette a nudo in modo esemplare le reali attenzioni sulla sostenibilità ambientale e sul benessere e la salute dei cittadini di un’amministrazione impegnata più a trovare narrazioni edulcorate e falsate su operazioni quanto meno dubbie, che a cercare soluzioni ai problemi reali della città e della gente.

Come si può credere, infatti, che la costruzione di una nuova scuola con il contestuale abbattimento di numerosi alberi ad alto fusto, la distruzione di un micro ecosistema, vario e complesso, e la demolizione di un altro edificio scolastico (non certo più malconcio di tanti altri presenti in città) sia un’operazione a impatto zero o addirittura migliorativa dal punto di vista ambientale?

Sono troppe le incongruenze per non indurre a pensare (come certamente fanno i più sospettosi) che non ci siano interessi ben più “convincenti” della fastidiosa e trascurabile rivendicazione dei cittadini che protestano.

Contrariamente a quanto sembra attirare l’attenzione o perlomeno a quanto arriva dalle varie narrazioni dei media, la questione chiave non sono tanto i 30 o 40 alberi abbattuti (fatto grave e luttuoso come, del resto, avviene in altre parti della città dove se ne stanno abbattendo ben di più, nel silenzio generale o quasi), ma proprio la logica che sottende a una simile operazione così chiaramente antiecologica e antieconomica.

Per questo è importante la lotta del Comitato Besta!
Per questo è importante appoggiarla: perché riguarda tutti! Non soltanto gli abitanti di via Serena o i cittadini del quartiere San Donato, ma tutta la città (e non solo)!

Ci auguriamo che la “tregua” dichiarata non spenga i riflettori su questa vicenda e non fiacchi le ragioni della protesta o che non si riveli (come si può legittimamente temere) solo una strategia utile a prendere tempo per organizzare meglio la voce dei comitati “pro”.

Il sindaco ha detto che non è concepibile che per realizzare un cantiere si debba fare ricorso all’intervento della polizia in assetto antisommossa, e ha perfettamente ragione. Il problema però sta a monte, laddove si vogliono imporre scelte sbagliate (o quanto meno discutibili) senza considerare minimamente l’impatto che esse hanno sulla città e sui cittadini che (nell’interesse soprattutto di quei piccoli che sono stati astutamente, quanto inelegantemente, messi in mezzo) si sono stancati di stare a guardare senza avere la minima possibilità di essere ascoltati veramente nel merito delle questioni che provano a contraddire tali scelte, e che non ritengono più accettabile che per aprire un dialogo debbano prima subire le manganellate ordinate dai responsabili di un sistema che evidentemente non gradisce contraddittorio o è abituato a non averne.

Bologna vuole vivere!

Commenti:
Il progetto è già in fase esecutiva e il sindachetto si è dovuto confrontarsi con il comitato Besta perché sono scesi in campo i suoi amichetti incontrollato e incontrollabili i centri sociali alcuni componenti farebbero parte delle sardine. Ora se riesce a trovare una soluzione che accontenti le richieste del comitato Besta significa che è un sindachetto che sguazza nella malafede. Come ha fatto per i parcheggi di via Mengoli dove noi abbiamo proposto delle soluzioni, peraltro inascoltate. In conclusione dobbiamo passare dal dialogo ai fatti?
Giorgio Viola
Mi sento di sottoscrivere ogni parola. Un sindaco deve ascoltare i suoi concittadini e le loro rimostranze. Deve fare gli interessi della cittadinanza, non i suoi, del suo partito o di chissà chi. Credo che l’intervento della polizia in assetto antisommossa contro giovani e pensionati del quartiere, che si battono per proteggere un fazzoletto di verde e per opporsi ad un progetto che sembra a troppi insensato, abbia segnato una delle pagine più buie e preoccupanti di Bologna dal secondo dopoguerra. Ricordiamoci quando esprimeremo il nostro voto.
Alessandro

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