Cominciare dalla fine non è mai un buon inizio

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Vivo nel Quartiere Murri dal 1955 e di cambiamenti ne ho visti tanti, cambiamenti graduali, nessuno che l’avesse messo a fulmineo soqquadro come l’attuale.
Ho sempre usato la bici, quando possibile e l’auto, quando necessario. Ho sempre avuto la possibilità di parcheggiare, senza privare altri dello stesso diritto.

La vita, è fatta di tanti impegni, per scelta o necessità; insieme ai parcheggi, ci è stata tolta la serenità necessaria per continuare a fare tutto con la stessa energia. Camminare 20 minuti, di sera, per  arrivare a casa dopo aver parcheggiato in vie distanti o, di mattina, per raggiungere l’auto parcheggiata lontano, trasportando zaini di 12/18 chili, per accompagnare bambini a scuola prima di andare al lavoro, per impegni di lavoro, di assistenza  a genitori, figli o nipoti, o per fare la spesa dove più conveniente, rende quasi inaffrontabile la complessità quotidiana del presente

La concentrazione dei parcheggi lontano dalle zone di residenza di Laura Bassi/Mengoli ha creato aree di sovraffollamento veicolare causa di code e di tempi di percorrenza lunghi al posto della precedente più naturale distribuzione delle aree di sosta e di una maggiore fluidità degli spostamenti; la faticosa ricerca di parcheggi causata dal pesante saldo negativo degli stessi, obbliga a giri estenuanti anche di 30 minuti, con maggiori emissioni nocive e danni ambientali.
Come se non bastasse, il risultato ottenuto è che le ciclabili in carreggiata sono pericolose e tali sono percepite dagli stessi ciclisti.
Una contemporanea presenza di mezzi di trasporto tanto diseguali per protezione in caso di urto reciproco, dovrebbe poter prevedere distanziamento maggiore; invece, a causa della presenza delle varie sezioni stradali non esiste neanche uno spazio che possa rendere indenne il ciclista in caso di caduta per perdita di equilibrio.
La porzione di carreggiata destinata alle auto, e ai mezzi di trasporto pubblico, vede questi ultimi necessariamente debordare sulle ciclabili.

Tutti noi abbiamo presente che l’obbiettivo comune è quello  di minori concentrazioni di polveri in atmosfera  con una gradualità   che  permetta  di centrare l’obiettivo senza compromettere la crescita economica, “senza la quale non esiste neanche sostenibilità ambientale”.
Impiegare il tempo per creare le condizioni per una minore presenza di auto in strada, dare alternative intensificando presenza ed efficienza del   trasposto pubblico, creare parcheggi multipiano o sotterranei; questo mi sembra il modo giusto di procedere, non decretando dall’oggi al domani, che non esiste più possibilità di parcheggio per un numero esorbitante di auto per le quali non si sa – o non si possono – creare soluzioni.
Abbiamo saputo a cose fatte di un cambiamento dalla stessa Giunta Comunale definito “epocale” e questo ha suscitato l’impressione di un atteggiamento superbo, assolutistico, dittatoriale ed antistorico. 
Il diritto dei ciclisti di usare la bici, non può ledere il diritto altrui agli spostamenti necessari alla vita, prima che siano approntate modalità e strutture che rendano possibile delle alternative.
Cominciare dalla fine non è mai un buon inizio.

Anna

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