Scuole Besta e Parco don Bosco: tra fatti e disinformazione

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Da quando mi sono interessato della vicenda delle scuole Besta e del parco Don Bosco, più ho approfondito, più sono rimasto colpito e deluso dalla distanza tra il racconto che le istituzioni (Comune e Quartiere) continuano a fare, e la realtà.

Dico realtà perché inizialmente pensavo che si trattasse di semplici divergenze di opinione, tra chi è a favore e chi è contrario a un progetto, come sempre succede. Invece no. Non si tratta di questo, purtroppo. Si tratta di dati da un lato, e disinformazione dall’altro. E siccome anche la stampa locale su questo argomento non sta dando il meglio di sè, limitandosi per lo più a rilanciare slogan e luoghi comuni, senza verificare nulla (lo vedremo sotto, a proposito della classe energetica), ecco allora il mio piccolo contributo ad una informazione corretta.

1) LA DECISIONE DEL COMUNE
2) LA PROTESTA E L’ALTERNATIVA: RIQUALIFICARE LA SCUOLA ATTUALE.
3) I FATTI DI INIZIO APRILE: SCONTRI E FERITI.
4) IL DISCORSO DEL SINDACO IN CONSIGLIO COMUNALE.
5) LA PRESIDENTE DI QUARTIERE E LA CLASSE (ENERGETICA, MA NON SOLO).
6) ALCUNE DOMANDE.
7) ALCUNI ARTICOLI.

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1) LA DECISIONE DEL COMUNE.

Parliamo di un plesso scolastico che si trova in un’area verde tra le vie Serena, Caduti di via Fani, e viale Aldo Moro. Il Comune di Bologna ha deciso di costruire un nuovo edificio scolastico a fianco di quello esistente, che sarà successivamente demolito. L’area della nuova costruzione è oggi occupata da un parco, con una quarantina di alberi ad alto fusto, che creano uno spazio verde e ombreggiato molto prezioso per il microclima della zona (quella della Fiera, molto asfaltata e trafficata) e molto apprezzato dai residenti. Ma destinato a scomparire. Ripercorriamo i passaggi di questa decisione.

A ottobre 2023 il Consiglio Comunale ha votato la delibera finale, sulla quale la maggioranza si è spaccata: il PD a favore, mentre i Verdi hanno votato contro e Coalizione Civica non ha partecipato al voto.

Il documento approvato (PG 638759/2023) afferma a pagina 3:
Da una ricognizione di carattere tecnico, l’Amministrazione ha avviato una graduale riqualificazione degli edifici scolastici e/o la sostituzione degli stessi ritenuti difficilmente adeguabili ai criteri di risparmio energetico e di sicurezza sismica, se non a fronte di ingenti risorse economiche e senza la certezza di poter raggiungere livelli adeguati di efficienza energetica;

Quindi parliamo di scuole che, secondo il Comune, si fa prima (e si spende meno) ad abbattere e ricostruire, piuttosto che a riqualificare, per come sono messe. Ricordiamoci di questa affermazione.

Del fascicolo approvato insieme alla delibera fa parte la “Scheda descrittiva del progetto di fattibilità tecnico economica ‘Scuola Quattrofoglie’ nuova Besta (codice 6196)“, dove a pag. 12 troviamo il capitolo “Descrizione complesso scolastico esistente e motivazione della demolizione”:
Il complesso scolastico consiste in una struttura in calcestruzzo armato edificata negli anni ’70 ed è immersa in un parco… Negli ultimi anni si è presentata la necessità di riqualificare e/o sostituire tutti gli impianti tecnologici e termici esistenti, in quanto vetusti. Sempre in questi anni è emersa la necessità di dover sostituire tutti gli infissi, oltre che riqualificare energeticamente l’intero plesso, da un’analisi preliminare è emersa la necessità di dover eseguire oltre ad interventi di finitura anche edili importanti ed economicamente non vantaggiosi data la vita utile di un manufatto del genere… Date tutte le modifiche, adeguamenti necessari ed opportuni per l’edificio esistente oltre che le motivazioni sopra descritte, il Comune di Bologna, ha ritenuto non conveniente economicamente eseguire gli interventi sopra descritti ma ha ritenuto prioritario la realizzazione del nuovo plesso, adeguato a tutte le normative tecniche costruttive, ambientali oltre che impiantistiche e prevedere la demolizione dell’esistente edificio e riqualificare l’area ad area a verde, parco pubblico.

In realtà la struttura è stata realizzata tra il 1981 e il 1984, e non negli anni ’70. Ma la cosa importante è la chiara assunzione di responsabilità del Comune di Bologna, che anche qui “ha ritenuto” non conveniente la via della riqualificazione, preferendo la nuova costruzione. E lo ha fatto senza un’analisi comparativa tra nuova costruzione e riqualificazione dell’esistente, senza un confronto tra costi e benefici delle due soluzioni, insomma senza dati.

A pagina 22 troviamo il capitolo “Documentazione fotografica area d’intervento”, dove si legge:
La costruzione del nuovo complesso scolastico “Besta” verrà presumibilmente realizzata, come accennato in precedenza, nell’area libera disponibile di fronte il prospetto nord-ovest dell’edificio esistente.

Quindi un’area libera disponibile. Nessun accenno alla presenza del parco e degli alberi.

Dalla lettura dei documenti si capisce che il progetto è stato proposto a maggio 2023, approvato con determinazione dirigenziale nell’estate del 2023, poi deliberato a ottobre, con un percorso tutto interno agli uffici tecnici, e non si trova traccia di pareri o incontri con la cittadinanza né di percorsi di partecipazione.

2) LA PROTESTA E L’ALTERNATIVA: RIQUALIFICARE LA SCUOLA ATTUALE

Da ottobre in avanti si sono susseguiti appelli e prese di posizione contrarie al progetto.

Appare una lettera aperta, “Appello per il parco don Bosco” firmata da docenti universitari (climatologi, biologi, botanici, urbanisti, medici) sui risvolti ambientali e urbanistici. Poi una lettera aperta (“Quale scuola per crescere?” di docenti, pedagogisti e psicoterapeuti sui risvolti didattici ed educativi, in quanto il progetto risulta peggiorativo riguardo gli spazi per gli alunni (gli atelier e l’aula nel verde ci sono nella scuola attuale, non in quella di progetto, che risulta come concezione pedagogica molto più rigida e “vecchia”).

Vengono raccolte in poche settimane 1.300 firme di residenti, consegnate a Palazzo d’Accursio a novembre 2023, a cui se ne aggiungono successivamente altre 3.000.

120 dipendenti della Regione scrivono al presidente della giunta Stefano Bonaccini e al presidente del consiglio Emma Petitti una lettera nella quale chiedono di salvare il parco don Bosco, che rappresenta un polmone verde anche per i lavoratori di viale Aldo Moro, in una zona fortemente trafficata e cementificata.

A fine novembre il WWF di Bologna invia a sindaco, assessori, dirigenti tecnici e Soprintendenza una lettera aperta con una analisi molto dettagliata che confronta costi e benefici della ristrutturazione e della nuova costruzione, concludendo che da tutti i punti di vista (economico, ambientale, didattico) appare preferibile la riqualificazione. Scrive in particolare il WWF:
È sufficiente che il nuovo edificio disponga di un’efficienza energetica maggiore e automaticamente diventa “sostenibile” abbattere il vecchio per costruire il nuovo. Questa è una mistificazione colossale perché non è cosi. L’abbattimento di una struttura, lo stoccaggio e il riciclo dei rifiuti edili, la costruzione del nuovo edificio con nuove fondamenta e nuove strutture, nonché tutte le fasi di cantierizzazione comportano un costo energetico e ambientale notevole soprattutto in termini di emissione di CO2 e di altri gas clima-alteranti… Ricordiamo che la sola produzione del cemento è responsabile di quasi il 10 % del totale dei gas serra emessi dalle attività antropiche; per produrre una tonnellata di cemento si produce circa 1 tonnellata di CO2 oltre a quantità variabili di altri gas serra tra cui il metano… In generale, sul piano ambientale e delle emissioni clima-alteranti, è quasi sempre conveniente ristrutturare il vecchio piuttosto che abbattere la vecchia struttura e costruirne una nuova.

Si tratta di una osservazione quasi ovvia: l’edilizia è una attività altamente energivora, che consuma molte materie prime, molto gasolio, e produce molto inquinamento e molti rifiuti. Domanda: perché il Comune non ha mai considerato questi dati nel “bilancio di sostenibilità” del progetto “nuove scuole Besta”?

Per opporsi al progetto nasce il Comitato Besta (di cui fanno parte residenti ma anche tecnici esperti in tema di energia e sostenibilità, tra cui alcuni progettisti della scuola esistente) che presenta un confronto economico tra l’ipotesi di demolizione e ricostruzione, che ha un costo di 18.427.000 euro (oltre 18 milioni), e la possibile riqualificazione. Considerando l’esperienza delle scuole Guercino (simili alle Besta), dove la ristrutturazione con efficientamento energetico è costata 3,23 milioni (e 6 mesi di lavoro), anche considerando tutte le differenze e stando larghi non si arriverebbe a spendere più di 4,5 o 5 milioni. Un quarto del costo. Anche perché le Besta hanno già una coibentazione importante (10 cm di isolante), sono costruite in opera e non prefabbricate, e dal punto di vista sismico hanno dimostrato ottime performance (superando bene il terremoto del 2012). Ma proprio su questo punto, il Comune ha affidato la verifica di vulnerabilità sismica a chi? Al progettista del nuovo edificio, naturalmente.

Le proteste continuano, supportate da dati, analisi, proposte, ma si scontrano con la totale sordità di Quartiere e Comune, che – lo abbiamo visto sopra – si è mosso dall’origine sul presupposto che “si spende meno ad abbattere e ricostruire, piuttosto che a riqualificare”. Senza un’analisi, senza un confronto, senza un giustificativo.

Come ci insegna la psicologia, e come sappiamo per esperienza, il mancato ascolto, reiterato e prolungato nel tempo, genera frustrazione, rabbia, esasperazione. Bisogna tenerne conto, nell’analizzare gli scontri della scorsa settimana.

3) I FATTI DI INIZIO APRILE: SCONTRI E FERITI

Una premessa. Già a febbraio l’assessore ai lavori pubblici Simone Borsari in una intervista aveva definito “violenta” l’azione dei manifestanti che presidiavano il parco don Bosco, dormendo nelle tende per impedire l’inizio del lavori, e aveva detto che si sarebbe rivolto alle forze dell’ordine per sgomberare l’area e iniziare l’abbattimento degli alberi. (D’altronde già da presidente di quartiere considerava le divergenze di opinione come violenze contro la sua persona).

Mercoledì 3 aprile ecco la prova di forza. Decine di agenti in tenuta antisommossa, scesi da 5 o 6 furgoni con le grate di ferro sui vetri, affrontano con scudi e manganelli i manifestanti accampati da settimane a difendere il parco pubblico. Nei tafferugli qualcuno rimane ferito o contuso. L’azione di forza ottiene il risultato auspicato dall’assessore Borsari e dal sindaco Matteo Lepore: protetti dagli agenti, gli operai tagliano i primi 7 alberi (5 pioppi e 2 frassini). I tronchi fatti a pezzi ed accatastati a terra evidenziano un legno sano, integro, che non mostra alcun segno di malattia né alcun problema di stabilità (ricordiamocene per dopo, quando ascolteremo Lepore in consiglio comunale. Quel Lepore che pochi giorni prima si era tanto indignato per i manganelli di Pisa, e pochi giorni dopo li ha usati a Bologna, definendo “occupanti abusivi” i cittadini che difendevano un parco pubblico).

La stampa, che aveva dato qualche spazio alle proteste (purtroppo senza mai entrare nel merito, ma limitandosi a dichiarazioni e controdichiarazioni) ritorna sull’argomento, ma stavolta il racconto è tutto incentrato sugli scontri, i cui protagonisti vengono definiti “collettivi”, “attivisti”, “occupanti”, “antagonisti”. I soliti cattivi, insomma.

Scuole Besta, scontri e tensioni tra collettivi e forze dell’ordine“, titola in prima pagina nazionale il Carlino del 4 aprile. E sulla cronaca di Bologna, a grandi lettere: “SCUOLE BESTA BATTAGLIA INFINITA”. Nelle pagine interne un’inedita convergenza politica: “Comune e Governo: azioni inammissibili, un danno per tutti, questo non è dissenso“. La notte viene arrestato un giovane colto a danneggiare un cantiere del tram (accanto al parco don Bosco): un arresto con modalità particolarmente violente, dicono i testimoni: botte, utilizzo ripetuto di spray al peperoncino e del taser. Come davanti a un terrorista armato e pericoloso.

Besta, stop ai violenti, i lavori andranno avanti” si legge sul Carlino Bologna del 5 aprile. Che prosegue: “Scontri, la condanna del Viminale“. Il ministro degli interni Piantedosi e il sindaco Lepore a braccetto nello stigmatizzare “la situazione”. La domanda è: creata da chi?

Questa narrazione ha prodotto come risultato che la Bologna borghese, moderata, benpensante, che ogni mattina si beve il giornale insieme al caffè (ho citato il Carlino, ma Repubblica e Corriere non hanno fatto meglio) si è fatta l’idea che il conflitto intorno alle Besta sia appannaggio dei soliti gruppi anarchici, professionisti della protesta, sempre contrari a tutto, costantemente in guerra con le forze dell’ordine. E il sindaco, con il PD, cavalca questa narrazione. Che però è falsa, come dimostra la storia dei fatti.

4) IL DISCORSO DEL SINDACO IN CONSIGLIO COMUNALE

E siamo al discorso di Matteo Lepore al consiglio comunale di venerdì 5 aprile. Che inizia parlando di “scontri, agenti feriti, occupazione”, poi a un certo punto afferma:
Noi abbiamo ogni anno tagli di circa 1500 alberi, ne ripiantiamo 2000.

Non è un dato confortante. Un albero alto 20 o 30 metri (come quelli che hanno tagliato al parco don Bosco) ha una massa vegetativa pari a 50 o anche 100 alberelli di nuova piantumazione, alti 2 metri e con una chioma grande quanto una scopa. Ovvio che la sostituzione delle piante è necessaria, negli anni, ma con questi numeri il bilancio è negativo, e lo sarà per decenni.

Non solo, ma spesso i nuovi alberelli non vengono curati, e nel giro di un paio di anni in gran parte si seccano. Lo vediamo in tanti luoghi di Bologna. Uno per tutti: la fascia alberata che avrebbe dovuto mitigare la nuova strada di collegamento con nodo di Rastignano, tra via Madre Teresa di Calcutta e via La Bastia, che oggi si presenta come un cimitero di bastoni secchi.

Torniamo al discorso del sindaco.
L’obiettivo dell’Amministrazione non è altro che realizzare un cantiere pubblico, di interesse pubblico, finanziato con soldi pubblici.

Ma è proprio sull’interesse pubblico, e sul modo corretto di spendere denaro pubblico, che è nata la protesta. E che sono stati fatti documenti e inviate lettere. A cui il Comune non ha mai risposto nel merito.

Non dovrebbero servire le forze dell’ordine per realizzare una scuola pubblica. Non dovrebbero servire le forze dell’ordine per fare la manutenzione del verde, perché quello che noi facciamo al parco Don Bosco lo facciamo in tanti altri luoghi ed è un intervento ordinario di manutenzione, quando gli alberi sono malati, quando gli alberi sono pericolanti, quando ci sono degli alberi che sono nell’alveo di un cantiere.

Bravo mago Silvan! L’eliminazione di 40 piante sane ad alto fusto diventa “manutenzione del verde”. E non è il Comune che decide (qui come altrove, purtroppo) di sacrificare il verde pubblico per costruire nuovi edifici, ma sono gli alberi che vanno a mettersi (nottetempo, immagino) nell’alveo di un cantiere.

Quanto alla citazione di alberi malati e pericolanti, rimando ai tronchi perfettamente sani lasciati sul campo due giorni prima, il 3 aprile.

5) LA PRESIDENTE DI QUARTIERE E LA CLASSE (ENERGETICA, MA NON SOLO)

La presidente del quartiere Adriana Locascio ha pubblicato sul suo profilo Facebook un post con una tabella (marcata con lo stemma ufficiale del Comune di Bologna) dove si confronta la prestazione energetica dell’edificio scolastico di progetto con quello attuale, che risulta in classe D (edificio) ed E (palestra). La tabella è accompagnata da questo commento: “La classe energetica non è un’opinione. E bisogna fare attenzione ai dati falsi, volutamente diffusi.

Questo post è doppiamente ingannevole.

In primo luogo perché il confronto proposto è fuorviante: quello corretto è tra l’edificio di progetto e quello attuale ristrutturato.

In secondo luogo, perché la classe energetica reale delle scuole Besta è diversa da quella dichiarata dalla presidente del Quartiere.

Infatti, guardando l’elenco fornito dal Comune (a dicembre 2023) con la classificazione energetica delle 62 scuole di Bologna, troviamo questa situazione. A parte il caso isolato delle Cremonini Ongaro in classe A1, tutte le altre si trovano tra la C e la G. Tra queste, le “prime della classe”, ovvero in classe C, sono 6: Garibaldi, Costa, 21 aprile, Mazzini, Volta, e appunto Besta. Tutte le altre sono più energivore: ne abbiamo 6 in classe D; 29 in classe E; 16 in classe F (tra cui le Giordani, nel quartiere presieduto dalla Locascio); 4 addirittura in classe G (la peggiore), tra cui le Mattiuzzi Casali, sempre nel quartiere della presidente Locascio.

Riassumendo, le scuole Besta risultano nel 10% delle scuole con le migliori prestazioni energetiche di Bologna, e come classe energetica hanno la C.

6) ALCUNE DOMANDE

La domanda fondamentale è: perché tanta disinformazione?

Perché nei documenti di progetto si nasconde che la nuova scuola andrebbe costruita al posto di un parco (descritto come area vuota e disponibile)?

Perché si racconta e addirittura si pubblica un dato falso a proposito della classificazione energetica della scuola attuale?

Perché in nessun documento, e in nessun passaggio dell’iter approvativo, si è mai presa in considerazione l’alternativa della riqualificazione, dando sempre per scontato che l’unica strada possibile era l’abbattimento e la nuova costruzione?

Con quale faccia gli amministratori di questa città dichiarano, con aria disgustata, “Bologna non merita questa situazione”, quando sono stati proprio loro, con le loro scelte incomprensibili, e con il loro atteggiamento arrogante e sprezzante, a crearla?

Perché i sedicenti cittadini del neonato “Comitato a favore delle nuove Besta” dichiarano che “tutte le procedure di confronto e partecipazione sono state espletate”, quando non c’è stata alcuna occasione di condivisione e partecipazione?

Ha senso mobilitare il PD, con i suoi circoli e i suoi eletti, dal Quartiere al Parlamento, a sostenere tale neonato Comitato di favorevoli all’opera, per puntellare una scelta amministrativa così arbitraria e poco motivata? E raccontare questo come un progetto sostenibile, che migliora l’offerta scolastica, che è frutto di confronto e condivisione, e a cui si oppongono i soliti esagitati dei centri Sociali, per raccogliere firme favorevoli da opporre a quelle contrarie?

Se il PD di Bologna fosse ancora un soggetto politico, obbedirebbe come sta facendo oppure ci penserebbe tre volte?

Esiste una ragione virtuosa, o almeno raccontabile, per giustificare questo accanimento a difendere una scelta che sul piano dei dati appare oggettivamente indifendibile?

7) ALCUNI ARTICOLI

Concludo segnalando qualche documento per approfondire.

In questo articolo ci sono informazioni utili sul perché escludere la riqualificazione dell’esistente è sbagliato.
La progettista: «La questione della classe energetica è pretestuosa»

In questo si spiega perché la qualità degli spazi della nuova scuola, dal punto di vista didattico, è peggiore rispetto all’esistente.
Perché sostituire le scuole Besta?

Consiglio di leggere, sotto l’articolo, anche il commento della docente delle Besta, che fa un confronto tra la scuola attuale e quella di progetto.

Interessante anche questo articolo (l’Espresso dell’8 marzo):
Se Bologna cede al sacco del cemento (pag. 42)

dove si parla della tendenza a liquidare la stagione dell’urbanistica riformista, che ha reso famosa Bologna (i tempi di Dozza e Zangheri, con assessori come Campos Venuti, che hanno prodotto migliaia di alloggi popolari in quartieri verdi e vivibili), con scelte che vanno in direzione opposta. E conclude con una nota sulla dilagante “privatizzazione” degli spazi pubblici, soprattutto nel centro storico.

Lo stesso argomento (cattivo uso dello spazio pubblico a Bologna) è trattato in questo articolo:
Spazio pubblico… per chi?

Sullo stesso sito (recentemente nato da cittadini costretti a subire scelte dall’Amministrazione in materia di mobilità) si parla in specifico anche della vicenda Besta:
Cosa dice (e cosa non dice) fin qui il caso del Parco don Bosco

In coda, un ringraziamento ai cittadini del Comitato Besta, perché grazie alla loro lotta e alla loro perseveranza ho potuto apprendere quanto sopra.

E un piccolo appello ai “colleghi” giornalisti che hanno scritto su questo tema: oltre a pubblicate le dichiarazioni degli amministratori, fate ogni tanto qualche verifica, e pubblicatene il risultato. Per noi cittadini comuni è complicato andare alle fonti, dato che facciamo un lavoro diverso; abbiamo bisogno di voi, che facciate bene il vostro lavoro.

Andrea De Pasquale

Commenti:
Grazie. Purtroppo la tua relazione è finita nello spam. Mi conferma su quanto ho pensato: meglio riqualificare che consumare terreno e vegetazione di alto fusto; che il signor sindaco non la conta giusta ai suoi cittadini. Altre scuole seguiranno la stessa sorte?
Giacomo Matti

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